Numero Zero

Una riflessione per il 17 maggio – IDAHOBIT

Cultura

Ci sono narrazioni che, pur ambientate nel passato, molto spesso hanno la funzione di svolgere una denuncia sociale dei tempi contemporanei ed è in quel momento che guardare un film o leggere un libro non è più solo un’azione di piacere, un momento di relax ritagliato in una giornata piena di impegni. No, diventa un momento di riflessione, uno specchio in cui indagare l’attualità e, in questo caso, i suoi spettri.

È quello che succede con Stranizza d’amuri, il film opera prima di Beppe Fiorello alla regia, uscito nelle sale lo scorso marzo 2023.

Trailer https://www.youtube.com/watch?v=4I2sRVKSYfU

La pellicola è ispirata ad un fatto di cronaca realmente accaduto nell’ottobre del 1980, passato alla storia come “il delitto di Giarre”, quando nella città catanese vennero ritrovati i cadaveri abbracciati di due ragazzi. 

I ziti, l’appellativo con cui venivano chiamati in paese i fidanzati, erano Giorgio Agatino Giammona e Antonio Galatola, ammazzati con la sola colpa di amarsi in un contesto omertoso e violento dove il loro sentimento venne strappato alla radice ancor prima di poter fiorire. Il fatto fu così risonante per la comunità arcobaleno che da quell’indignazione nacque proprio a Palermo, in quella Sicilia che si era resa teatro di una macchia così profonda, il primo circolo Arcigay, ad oggi la più grande associazione nazionale a occuparsi di tematiche LGBTQIA+.

Tra le pubblicazioni che hanno ricostruito in maniera esaustiva la vicenda, vi consigliamo di ascoltare l’episodio “I ziti: una storia queer” del podcast Demoni Urbani a cura de Gli Acoltabili che potette trovare qui https://www.gliascoltabili.it/podcast/i-ziti-una-storia-queer/ 

Il film di Fiorello posticipa i fatti al 1982, facendo coincidere la cornice narrativa con l’estate di quei mondiali di calcio passati alla storia. Al di là delle evidenti licenze poetiche, dovute alla necessità di dover romanzare un fatto di cronaca che ha toccato vite reali, il racconto ha la capacità di dimostrarsi solido nel far percepire il contesto in cui quei ragazzi erano calati, il sapore che doveva avere la loro vita quotidiana.

Ed ecco dove troviamo il ponte con il giorno d’oggi: siamo davvero sicuri che quelle condizioni si siano estinte?

Troppo spesso ci troviamo a pensare che ormai alcuni standard siano stati stabiliti e che, pur nelle diseguaglianze, ci sia un gradino sotto il quale non è più possibile scendere. Eppure atti di discriminazione e violenza fisica avvengono ancora, all’ombra dell’omertà di chi guarda e si gira dall’altra parte. Il report di omofobia.org https://www.omofobia.org/sito/cronache-di-ordinaria-omofobia-report-da-aprile-2022-a-marzo-2023/ segnala che nel periodo marzo 2022 – aprile 2023 sono state 165 le vittime di attacchi a membri della comunità rainbow. Un numero importante che, però, è solo la punta di un iceberg sommerso molto più grande. Non conosceremo mai il numero effettivo di chi viene colpito anche da una sola parola in più, perché spesso denunciare vuol dire esporsi e non tutte le persone vivono in un contesto che permette loro di poter fare coming out o poter continuare a vivere serenamente la propria vita senza ripercussioni.

È per questo che appuntamenti importanti come quello di oggi, 17 maggio – Giornata Internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia (IDAHOBIT) non vengano silenziati ma che anzi, diventino ricorrenze di riflessione costante e non attività da sventolare per propaganda sterile.

In un clima che promuove l’odio e allarga le forbici delle diseguaglianze limitando la libera espressione e attaccando le identità personali, bisogna dotarsi di nuovi strumenti per raggiungere le persone, per raccontare quello che ancora succede per le strade del nostro paese. Stranizza d’amuri rappresenta un biglietto da visita di quello che voleva dire essere omosessuale negli anni ‘80, ma rimane estremamente valido ancora oggi in determinati contesti, come alcuni di quei borghi lontani dalla vita moderna delle grandi città.

Non dimentichiamo l’importanza di questa giornata, non dimentichiamo che il 17 maggio 1990 l’omosessualità venne cancellata dall’elenco delle malattie mentali dell’OMS. In 33 anni sono stati compiuti davvero tanti passi, ma la strada dei diritti è ancora lunghissima e il cambiamento avviene operando dall’alto e dal basso. Questa piaga sociale, come l’ha definita il Presidente Mattarella (qui la dichiarazione per IDAHOBIT 2023), è ancora troppo forte.

Teniamo accese le luci sulle storie queer, non lasciamo che le voci e le vite di tante persone vengano silenziate. 

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