Numero Zero

Guardare il mondo con un disegno: l’urban sketching e le sue infinite possibilità

ArteCultura

Durante un viaggio, mentre si scoprono le bellezze o gli angoli nascosti di una città, la prima cosa che viene istintivo fare è scattare una foto. Che sia un monumento, uno scorcio, un angolo apparentemente anonimo, quando si rimane colpiti da ciò che abbiamo davanti gli occhi siamo tentati di catturarlo con uno scatto, per averne un ricordo.

La maggior parte di noi lo fa, no?

Immagini di china

Invece, c’è chi al posto di scattare fotografie disegna direttamente i soggetti di suo interesse su un taccuino: sono gli urban sketchers.

Il movimento, nato sul finire dei primi anni Duemila, vede tra le sue fila disegnatori professionisti, appassionati o semplici amatori “impressionare” su carta, con le matite e gli acquerelli, angoli di città, strade, piazze, persone intente a fare gesti o azioni semplici e quotidiani, così da restituire una veridicità – a volte – molto più fedele rispetto a quanto riesca a fare una fotografia. Non a caso, uno degli otto punti del manifesto del movimento – fondato dal giornalista e illustratore americano Gabi Campanario – è “Mostriamo il mondo, un disegno alla volta”.

Foto di Matthias Meyers da Unsplash

La particolarità del movimento dei “disegnatori urbani” è data dal fatto che questi amano disegnare in gruppo: non si tratta, infatti, di un esercizio in solitaria, ma di una attività corale che ha come scopo quella di valorizzare e mettere in risalto il patrimonio artistico-culturale di un dato posto, la sua storia passata e quella che ancora oggi è in grado di raccontare, chiamando a raccolta disegnatori da ogni parte del mondo, impegnati così nel restituire alla comunità testimonianze di bellezza, in maniera non convenzionale. Non a caso, un altro punto del movimento è proprio quello di condividere i propri lavori online, accessibili a chiunque.

Cartoline dal mondo

Nonostante il movimento degli “urban sketchers” risalga al 2007, la pratica del disegno urbano non è affatto così recente. Già sul finire dell’Ottocento, infatti, viaggiatori illustri come lo scrittore Johann Wolfgang Goethe, i pittori Paul Gauguin e Paul Klee e molti altri, si dilettavano nel disegnare luoghi, situazioni, piccole avventure e nell’annotare appunti a margine sui cosiddetti “carnet de voyage”, veri e propri album disegnati che una volta sfogliati non solo rimandavano all’idea di cartoline dei posti visitati, ma soprattutto all’idea moderna degli album fotografici.

Alcuni di questi taccuini di viaggio, tra l’altro, riguardano proprio l’Abruzzo. La regione, infatti, è stata il soggetto di molti disegni sia dello scrittore inglese Edward Lear, sia dell’artista olandese Maurits Cornelis Escher. Mentre il primo ha viaggiato in Abruzzo e realizzato i suoi sketch nella seconda metà dell’Ottocento, Escher ha creato i suoi disegni intorno al 1929 durante uno dei suoi viaggi, dove rimase estasiato alla vista dei paesaggi e dei piccoli borghi arroccati. Ne è un esempio Opi, protagonista di una delle sue litografie più celebri. Ad Escher e a questa sua passione per l’Abruzzo è stato, in seguito, dedicato un cammino che percorre la Valle del Sagittario, da Anversa fino a Scanno.

Il borgo di Opi (AQ) disegnato da Escher

Sono diversi gli illustratori e viaggiatori che, ancora oggi, realizzano carnet de voyage. Tra i più noti, c’è sicuramente l’italiano Stefano Favarelli che definisce il viaggio come uno “svelamento”, perché lo sguardo di chi viaggia – lontano dall’ordinario – cattura e memorizza un mondo totalmente nuovo, risvegliandosi da una specie di torpore. Tra i suoi taccuini di viaggio più belli ci sono, a mio parere, quelli che raccontano l’Oriente.

Carnet de voyage su L’India, disegnata da Favarelli

Raccontare il passato osservando il presente

La particolarità e la bellezza dell’urban sketching è la sua versatilità, in diversi ambiti. Può essere usato in chiave turistica, quella lenta, perché permette di vivere e immergersi nei territori creando esperienze immersive. Può porre l’attenzione su un momento drammatico e impattante, come una catastrofe naturale e disegnare ciò che c’era e successivamente non c’è più, come ha fatto il collettivo “Una carriola di disegni” per le strade de L’Aquila, distrutta dal terremoto del 6 aprile 2009. L’obiettivo di questi disegnatori risiedeva nel non togliere l’attenzione sullo stato della città e la lenta ricostruzione che si era da poco avviata.

Infine, l’urban sketching può essere anche un ottimo modo per conoscere la storia e rievocarla, sperimentando sul campo e in prima persona: può aprire scorci di rivisitazioni e ricostruzioni, partendo da quello che c’è ora e immaginando cosa c’è stato prima, disegnandolo fedelmente oppure, perché no, dare un secondo scenario.

Ed è, in sostanza, quello che MAC Factory ha deciso di realizzare, con il primo worskhop di History Sketching: unire le due pratiche – la public history e il disegno urbano – e creare una nuova pratica innovativa, esperienziale e immersiva.

Nella splendida cornice di Civitella del Tronto (uno dei borghi più belli d’Italia), che possiede un’architettura urbana caratteristica di un determinato periodo storico e che, ancora oggi, è in grado di raccontare quella storia, dal 30 giugno al 2 luglio appassionati di disegno e storia, professionisti, semplici amatori, si ritroveranno per vivere una esperienza collettiva significativa e irripetibile. Accompagnati da un disegnatore professionista e da uno storico, che daranno loro gli strumenti più adatti per conoscere e rielaborare da un lato la teoria e dall’altro la pratica, il gruppo di sketchers potrà così realizzare diversi taccuini da viaggio, ambientati in Abruzzo al tempo dei briganti con una sorpresa finale.

Un’esperienza unica nel suo genere, per raccontare il passato osservando il presente.

Articoli correlati

SPAZIO APERTO A TUTTI.
SE TI VA, INVIACI IL TUO ARTICOLO.

Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.
Compila questo campo