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The Tempest’s Fail: quando tutto va storto

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Figlia di Internet, la webserie è un fenomeno che, a partire dagli anni Novanta, ha fatto molto parlare di sé. Una definizione? Insieme di episodi trasmessi online (prevalentemente sui social) distinti per durata, immediatezza e costi rispetto all’antenato televisivo.

Contenuti ampi (dalle storie di finzione alla promozione aziendale) e pubblico potenzialmente illimitato, la serie web può essere fruita in ogni momento. In un’epoca nella quale gli impegni sono sempre troppi, la brevità delle puntate può saziare la nostra fame di narrazione.

 

‘Una serie web su un’opera di Shakespeare? ‘Impossibile’. Eppure esiste; è su YouTube e potete guardarla qui, ma attenzione: dimenticate i pregiudizi! ‘Shakespeare è noioso’, ‘Shakespeare è vecchio’, ‘le sue opere sono troppo lunghe’. Non c’è nulla di tutto questo. Una durata complessiva di 20 minuti, 6 episodi, umorismo da commedia degli equivoci, adolescenti alle prese con i social e padri decisamente troppo possessivi. Questo è “The Tempest’s Fail: quando tutto va storto” e, per noi, è stata una bella avventura.

 

Nessuno riusciva a prenderci sul serio quando abbiamo ideato “The Tempest’s Fail” perché ‘Shakespeare non è adatto al web’. Da parte nostra, la risposta è sempre stata: ‘chi lo decide cosa è adatto e cosa no al web?’. La verità è che quando si padroneggia il linguaggio, qualsiasi contenuto può essere veicolato.

Che si tratti di un’opera di Shakespeare o dei valori di un’azienda, che si tratti di un teen-drama o delle attività di un museo, la webserie è uno strumento in grado di mettersi al servizio di molte esigenze. Esigenze figlie del nostro tempo.

 

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